Tramonti si consumano
fra gli alberi,
in lontananza.
Bagliori d'alba nel viale
che dà sul cancello:
Due pini secolari sono di guardia,
minacciosa e rassicurante
imponenza della natura.
Un vecchio pozzo chiuso da un'asse,
una cantina umida e buia,
file di piante circondano il giardino.
Un'entrata,
vecchia porta scrostata.
L'arco, che filtra luce
custodisce panni umidi
e la grossa caldaia affamata.
Cespuglio di rose che accoglie
agli albori della primavera,
colorati, vigili occhi
che profumano di dolcezza.
Il tavolino di pietra,
come un fungo spunta,
attorniato da simili sgabelli,
preparandosi ai pranzi estivi.
Spirale di salvia, rosmarino e lavanda,
opera di mano amorevole,
profuma l'aria e la finestra
che s'affaccia dalla cucina.
Orto di pomodori,
cavoli e rape e peperoncini,,
soddisfi l'innato, umano, istinto
d'autonomia e indipendenza.
Fra le zucche e gli habanero s'accede
alla vecchia rimessa degli attrezzi,
fronteggiando fragranti cataste
di legna per il camino.
L'antico frantoio incanta l'animo,
risvegliando ricordi ancestrali
chè tutto, come allora,
pare vivo ed in movimento.
Il magazzino che dà sulla strada
è sazio di vecchi ricordi,
vite di passaggio chissà da quanto
che lasciano impronte ingombranti.
E all'interno dell'antica villa
altra vita, altro fermento
di frenesia e d'arte, di gioco,
doveri e debolezze umane.
Ivi i colori s'accendono,
il fuoco scoppietta nel camino,
deliri di sere passate
s'incarnano in disegni.
Musica frequente
accoglie il viandante,
e il fuoco scoppietta nel camino,
nell'inverno freddo.
L'arredo comodo e semplice
rasserena l'anima,
preparandola alla Sua evoluzione.
Il fascino esercitato
da carabattole antiche
rianima il senso di tempi passati.
Dal giardino sul retro,
addobbo d'anticaglie,
prepotente ed egocentrica,
splende Firenze, fra le colline.
