Come la dolce neve, fredda come un cadavere,
bianca, come il petalo più puro.
Togli da me l'orgoglio e le illusioni
oscuri l'ingombrante cielo dei miei pensieri
fresca, come una carezza primaverile.
Sei il delirio della mia mente, il fuoco del mio corpo esanime.
Tu mi ammali, distruggi le mie membra
che vibrano al tuo contatto, inutilmente.
Come la morte dissipi le mie speranze, buia come la notte.
Assassina, lingua dalla lama affilata,
gioia eternamente distante.
Con le tue mani ossute dissipi le mie lacrime.
Cadavere, morta tormentata, fantasma dei miei giorni effimeri.
Tu mi togli la vita, mi togli i sogni, mi togli i respiri
Inutili come la mia inadeguatezza.
Sogno, desiderio infinito con cui mi uccido,
Io respiro il suono della tua voce,
mi cibo della luce splendida e pura dei tuoi occhi,
vivo assaporando l'infima parte delle mie brame di te.
Tu ti riempi d'altro, sì ch'io mi senta come il fiore incolto
solo, abbandonato al vento e ai raggi del sole.
Ma la tua vibrazione nutre i miei petali ancor più dell'acqua,
ancor più degli astri, ancor più del cielo.
E così li rifiuto tutti, lasciandomi appassire,
per seguire le tue fredde spalle.
Eppur mi innaffi, eppur mi nutri,
eppur ti prendi cura di questo fiore aperto,
per poi stringerlo fra le mani,
dimenticandoti della sua esistenza.
Ed io aspetto, mi turbo, desidero quelle attenzioni
la cui mancanza spinge verso l'interno,
costringe a guardare dentro, e non fuori,
la bellezza che si coglie per la vita.
Ma tutta questa bellezza non è in te.
Questa vibrazione, che è sentimento
si autoalimenta nel profondo dell'unico apparato
che rifiuta spiegazioni e il razionale.
E questo m'arricchisce, attraverso te.
Tu sei l'antenna che coglie il mio segnale,
e lo trasmetti ai miei occhi attraverso i tuoi occhi,
alle mie orecchie attraverso le tue parole,
al mio torace attraverso i tuoi abbracci, e t'apri.
Eppur mi rifuggi, eppur corri altrove
ed io non posso lamentare nulla,
nulla di quello che mi hai dato.
Tu ti riempi d'altro, e le mie acque traboccano al suolo,
dando vita ad altri fiori che vengono calpestati con noncuranza.
Eppur m'ami, eppur non mi lasci sfiorire
ché quando m'abbandono, la tua mano si tende, pronta
e poi fugge ancora.
Non c'è via per la mente per capire,
per incasellarti in uno schema,
non v'è vocabolario al mondo che possa tradurre
la tua poesia.
Tu sei poesia, la mia poesia, la poesia del mondo,
e dell'universo, che suona come campane
al battito dei tuoi passi.
