Punge dentro l'amarezza
di venire giudicato senza posa,
da chi si fa portatrice di dolcezza
e l'accusa, col presente, mal si sposa.
Rinasce dalle ceneri l'amor proprio sopito,
e rispedisce, in modo brusco, al mittente
il superamento del limite consentito,
e le idee altrui di me, create dalla mente.
Sono lo specchio delle paure del prossimo,
sì che fugga via, terrorizzato a morte,
oscurando l'amore eterno e lucentissimo
con orgoglio, a chiuder tutte le porte.
Chi di lingua ferisce, di lingua perisce,
causa ed effetto è legge universale,
e la forza dell'amore impallidisce
di fronte a un'accusa inessenziale.
O catena di vendette che spezzi
legami di dolcezze e di attenzioni,
porti a galla l'oscurità cui siamo avvezzi
sì che la luce dell'amore ci abbandoni.
Perfetti non siamo, non son nemmeno io,
ma giudicarci senza comprensione
ci separa, allontanandoci da Dio,
invece che creare una coesione.
Se ho sbagliato, Cielo, dammi un segno
ancora non so se fosse sol destino,
le mie attenzioni ho dato come pegno
per sentirmi trattare da cretino.
Non che sia perfetto, lo ripeto,
so che spesso esagero, e lo ammetto,
ma agisco con l'animo quieto,
spinto dalla forza dell'affetto.
Lungi dal trasformare gli altri in ossessione,
regalo attenzioni, spesso soffocanti,
e sentire dir di questo me, con deprecazione,
accende fiamme e fuochi scalpitanti.
No, non faccio mai persecuzione
nei confronti di nessun essere vivente,
e mi spiace che affetto e forte connessione
vengano travisati sì aspramente.
E questo lo rifiuto, sì che la mia mano
vada tòsto all'elsa, e l'onta urla vendetta
per riequilibrare l'ingiusto sullo stesso piano,
perchè nei panni miei l'altro si metta.
Si pensi ciò che piace e non quello che dico,
chè le fluide parole, il vento se le porta,
sono certo che il fato, negli eventi, mi sia amico,
e unisca e divida i destini, secondo esigenza e mi conforta.
