Cosa è profondo? Cos’è superficiale?
Cosa è sentito? Cosa è mentale?
Confini indefiniti, sfumature di colori
non v’è interiorità che non si rifletta fuori.
E la risposta giunge, nel silenzio
in un profumo di caricatura
che ubriaca come assenzio
ciclica ripetizione di natura.
Ognuno è ciò che È, senza colpa alcuna:
riconoscerlo è arte, esperienza di lacuna
che si perpetua nel vuoto del nulla
fino a morte, da quando siamo in culla.
Oro non è ciò che trasuda luccicanza;
esso è solo espressione di mancanza.
Pianeti che orbitano in cicli incompatibili
rivelando in vita le realtà più terribili.
È così che natura si piega ai paradossi,
ciò che appare mai è, e veniamo percossi
similmente a Paolo e Francesca, innamorati
fugacemente ci si specchia, poi siamo allontanati.
Vita esprime in pianto un’insensata commedia.
Ridiam del nostro amore per la comica tragedia.
Cinismo, schizofrenia, sarcasmo e dolore,
allegria, estasi, empatia e rumore.
Non v’è nulla da capire, signori spettatori,
Spegnete pure le menti e i vostri cuori.
Siamo isole senza speranza di comunicazione,
ali spezzate, barcarole senza più timone.
Abbandonate ogni pretesa, questo è l’inferno,
letargo dell’Essere, lungo il grande inverno.
Fate in vita, pertanto, ciò che più vi piace,
dannazione colpirà colui che cerca pace.
Costretti all’inversione di ogni essenza,
condannati a cercare briciole di felicità,
che si perde in labirinti, e di lei senza
si continua a vorticare con teatralità.
